Mimmo Locasciulli

QUATTRO PEZZI FACILI

Mimmo Locasciulli, oggi alla sua terza prova discografica con l’esperimento del Q-disc, quattro canzoni ad un prezzo speciale, prova a lasciare alle spalle la sua esperienza di cantautore "serioso" aiutato anche da Francesco De Gregori nelle vesti di produttore.

di Riccardo Rinetti

"Quattro Canzoni" di Mimmo Locasciulli. Un titolo che può apparire quasi casuale, un nome che per molti rappresenta una novità. Chi si ricorda, infatti, di quel ragazzo diviso tra la adolescenza della sua ispirazione e la dura concretezza della sua terra, l’Abruzzo, quelle sue canzoni fatte di un professionismo artigianale del tutto particolare? Pochi, probabilmente, se si vuole usare come termine di valutazione la scarsa fortuna che hanno conosciuto i suoi due primi album. Eppure chi ha avuto l’occasione di ascoltarlo non l’ha certamente dimenticato. E’ la sua genuinità che colpisce, ancor prima di un’originalità che non ha mai ricercato a discapito della propria sincerità, del suo modo di fare canzoni più simili ad un tranquillo paesaggio collinare che a spigolose montagne o enormi distese.

Chi l’ha conosciuto, dicevamo, aspettava un suo nuovo disco da più di due anni, da quel "Quello che ci resta" maltrattato sia in fase di realizzazione che in quella di promozione e distribuzione. L’album risentiva vistosamente della formazione musicale e culturale di Locasciulli: Dylan, prima di tutto, ma anche la canzone francese ed un impegno spontaneo, un credere nel cantautore in modo forse troppo serioso. Eppure il disco aveva un fascino che andava al di là delle parole, completamente al di fuori dei comuni criteri (spesso del tutto ipotetici) di attualità o databilità.

A "Quello che ci resta" è seguito così un lungo periodo di silenzio. Un silenzio relativo, ristretto all’ambito discografico, perché la sua attività dal vivo è proseguita con le stessa passione degli esordi.

"Proprio da questa passione — dice Mimmo —, dal puro piacere di scrivere e cantare le mie canzoni senza finalizzarle preventivamente ad un’eventuale incisione, sono nati i brani che compongono il nuovo 33 giri. Nei due anni appena trascorsi per me l’idea del disco non ha rappresentato un fine, ma solo un mezzo per poter avere l’opportunità dl suonare dal vivo.

In effetti il nuovo disco di Locasciulli è nato quasi per caso, da una cantata tra amici una sera al Folkstudio in occasione della celebrazione del ventennale dell’attività della famosa cantina. Nel piccolo locale romano quella sera c’erano un po’ tutti coloro che ne avevano movimentato l’attività in un passato più o meno recente, compreso Francesco De Gregori. Proprio quest’ultimo è stato tra i primi a rimanere colpito dalle nuove canzoni di Mimmo ed ad interessarsi a lui anche discograficamente. Tra i due cantautori c’era un’amicizia di vecchia data consolidata da una stima reciproca che ha portato De Gregori a fissare rapidamente un piccolo studio d’incisione alla RCA e a registrare alcuni pezzi di Mimmo con lo scopo d’avere dei provini da presentare ai discografici. Ne sono venuti fuori quattro pezzi con l’elegante impatto tipico di certe cose gettate lì quasi con noncuranza, canzoni che colpiscono con l’immediatezza che in passato rappresentava una carenza nella produzione di Locasciulli. Caratteristiche che hanno convinto ad effettuare una trasformazione che ricorda un po’ oleograficamente quella di "rospo-principe"; i provini sono diventati un vero e proprio disco. Il veicolo scelto rappresenta un’interessante novità-esperimento tentato dalla RCA: un 33 giri dalla dimensione dl 12 pollici (lo stesso del LP. tradizionali) che contiene quattro brani e viene posto in vendita al prezzo di 4.500 lire. Questa nuova formule discografica è stata denominata "Q Disc" e viene a coprire il divario esistente tra il 45 giri e il Long Playing, un’operazione intelligente che permette di confrontarsi con uno spazio più completo ed espressivo di quello offerto da un singolo selezionando li meglio dei brani che troverebbero posto in un album tradizionale.

In soli quattro brani Mimmo riesce a farsi conoscere e riconoscere con una nuova facciata musicale intensa e piacevole, trascinante senza essere invadente, contrassegnata da una naturale orecchiabilità che non mortifica in nessun caso le raffinate soluzioni armoniche, Non c’è negazione delle passate esperienze, "Quattro Canzoni" è la sintesi dell’attività di Locasciulli ravvivata da una maturità finalmente raggiunta che significa contemporaneamente una maggiore umiltà nei considerare la canzone e una nuova consapevolezza del propri mezzi.

Il Q-disc di Locasciulli ha uno strano fascino che per certi versi ricorda il suo album d’esordio, "Non rimanere là.", registrato con scarsi mezzi, che inaugurava la serie dei dischi targati Folkstudio; essenziale, povero, ma proprio per questo tanto intenso e credibile.

Da allora in Mimmo sono cambiate parecchie cose, sopravvive però la sua concretezza e spontaneità, la voglia e il coraggio di realizzare un disco in sole 5 ore rinunciando alla perfezione formale ma guadagnando in dinamicità e sostanza.

Il salto di qualità di Locasciulli pensiamo vada ricercato anche nel ritorno al pianoforte, Il suo vero strumento abbandonato fin dal primo disco in favore della chitarra. La tecnica pianistica del cantautore abruzzese è diventata una caratteristica dominante in "Ouattro Canzoni".

"Il primo intervento di Francesco De Gregori come mio produttore — sottolinea Locasciulli — è stato proprio quello di convincermi a tornare dietro al pianoforte. Per il resto è stato perfetto sia nel mantenere i rapporti con la casa discografica che nel farmi sentire a mio agio in sala di registrazione" .

"Ho deciso dl produrre Mimmo solo dopo tanto tempo che lo conosco — dice De Gregori — perché fino a un podi tempo fa trovavo nelle sue canzoni un tentativo di essere cantautore a tutti i costi. Adesso mi sembra che questo atteggiamento sia stato superato in positivo, non c’è più il vecchio manierismo ma una spensieratezza, o meglio, una voglia di raccontare le proprie cose. E Minimo ci riesce davvero bene"

La presenza di De Gregori trapela in modo sensibile in "Quattro Canzoni" e, soprattutto in "Il treno della notte" dove l’arrangiamento "train time" denuncia apertamente la collaborazione di Francesco, e l’avere accanto un nome importante come quello dei cantautore romano può causare scomodi paragoni. Ma sarebbe superficiale insistere su questo aspetto, Mimmo ha un’identità precisa ed autonoma anche se la formazione musicale ha la stessa discendenza di quella di De Gregori. Una realtà innegabile ma anche inevitabile data la comunanza generazionale che lega i due cantautori. Il modo di cantare di Locasciulli ha qualche similitudine con quello di Francesco, soprattutto nel modo di porgere le parole, però la sua voce ha una intensità propria, profonda, agile, in sintonia perfetta con il senso delle canzoni.

La verifica definitiva della sua personalità doveva arrivare nei primi giorni del mese di dicembre: Lucio Dalla, infatti, voleva Locasciulli con sé durante la propria tournée invernale, ma purtroppo il tour è stato sospeso all’ultimo momento. L’appuntamento è comunque solo rinviato. Vedremo come, a contatto diretto con un vasto pubblico, Mimmo Locasciulli saprà emergere dalla premiata ditta Dalla – De Gregori.

Ciao 2001 – 28 Dicembre 1980 – n° 52

 

 

 

 

 

MIMMO LOCASCIULLI

di Antonio De Robertis

Mimmo Locasciulli, abruzzese di Penne, ha trentadue anni. E’ stato un precocissimo pianista, dato che si è accostato allo strumento all’età di cinque anni.L’adolescenza conferma la naturale disposizione del nostro che, passato all’organo,fa esperienza in numerosi piccoli complessi.

Il folk singer norvegese Einar Aakeroi, conosciuto da Mimmo all’Università, lo aiuta ad allargare l’orizzonte musicale facendolo accostare alla musica popolare e, soprattutto a Bob Dylan. E’ da questo momento in poi che si accelera la formazione professionale di Locasciulli che, sapendo ormai suonare anche chitarra e armonica, attraverso una interminabile di concerti ed esibizioni in circoli, ma più che altro frequentando attivamente il Folkstudio, giunge alla prima incisione discografica. Ne segue ben presto un’altra con la RCA.

Il Q -Disc che vi presentiamo, prodotto da Francesco De Gregori, è il terzo lavoro del cantautore abruzzese. Mai titolo avrebbe potuto essere più azzeccato: "Quattro canzoni" . E’, incontrovertibilmente l’essenza dei Q Discs.

E parliamo delle quattro canzoni. Il disco si apre con "Piccola luce": è l’eterno e sempre attuale tema del confronto individuo-esistenza, Un’equazione che non quadra mai. Attraverso una sorta di autoanalisi, ora pietosa, ora spietata ecco sul piatto errori, timori, desideri, dolori, incertezze, dolcezze, fatalismo, rassegnazione, speranze, ambizioni, confessioni. La strada è buia, magari siamo noi che rifiutiamo di vederla perché abbia "il cappello calato sugli occhi", ma egoisticamente chiediamo alla nostra "piccola luce": "non ti scurire mai, non ti spegnere mai".

Seconda canzone: "Con un fiore tra i capelli". E’ un delicato ritratto di figura femminile. Mimmo Locasciulli trae massima parte della propria ispirazione dalla donna e da ciò che essa, a suo vedere, rappresenta: dolcezza, poesia, un senso materno di sicurezza, fragilità che chiede protezione, forza che dà protezione. Locasciulli è molto legato alla sua terra di origine, dunque alla campagna e la terza canzone, "Il treno della notte", è lo sfogo angosciato di chi, col cuore laggiù, col pensiero a chi laggiù ha lasciato, è perso in città. Mente e cuore si arrovellano e rincorrono una donna lontana, oppressi dalla notte urbana e dai suoni così "innaturali".

Malinconia della lontananza, coscienza di esser fuori posto.

Ed ecco, a chiusura di disco, la canzone più bella, la più delicata, la più sentita e ispirata. Un canzone che amerete al primo ascolto: "Un altro giorno". Un omaggio, un ringraziamento. Alla vita, alla natura e all’uomo.

Alla vita che, nonostante tutto, merita di essere vissuta fino in fondo. Alla natura "madre" che, maltrattata, ci ripaga con amore. All’uomo che, alla fine, vuol vivere in pace.

Una morbida atmosfera acustica pervade il Q Disc. Filo conduttore delle melodie un pianoforte dal suono punteggiato.

Il quadro è completo e chiaro. Per comprendere appieno idee, pensieri aspirazioni, il carattere, insomma, dell’autore che oggi non ha, forse per suo stesso volere, la popolarità e i consensi che merita. E’ per questo che vi invitiamo ad ascoltarlo.

-L’Audio Giornale- Anno IV, 1980, n° 11