Locasciulli poeta "dietro l’angolo"

Mimmo Locasciulli: "Tango dietro l’angolo"

di Cesare G. Romana

 

Album magnifico, questo in cui il medico-cantautore abruzzese, ormai definitivamente sepolte le antiche inflessioni alla De Gregori, eleva un piccolo monumento di nostalgie retro e poesia del quotidiano. Fin dall’inizio ti intriga l’aplomb contiano di "Tango dietro l’angolo", poi si annuncia e lievita il collaudato amore di Locasciulli per Tom Waits: come nella trascinante "Avrò diamanti" o ancora in "Mosche & Mosquitos" o "Siamo noi".

Registrato a New York con un manipolo di musicisti americani capitanati dal bassista e coarrangiatore (e fedele collaboratore di Waits) Greg Cohen, il disco è un rapinoso itinerario di memorie: ricordi e nostalgie di vecchio jazz, di panorami latini e tropicali, di chansons & boire e di giave malandrine.

Il Giornale - 5 Maggio 1991

 

 

 

 

MIMMO LOCASCIULLI

Tango dietro l’angolo

(A.S.)

 

"Tango dietro l’angolo" è sicuramente il lavoro più maturo di Locasciulli: non è un disco facile, né tantomeno orecchiabile. E’ un disco forse anche sofferto, partorito dando libero sfogo alla propria creatività, scalciando lontano, per una volta, i progetti e i calcoli preventivi: seguendo la scia del precedente "Adesso glielo dico" Locasciulli ha messo in campo ancora una volta una vena malinconica ma non piagnona, rivestendola con degli arrangiamenti sorprendenti, assolutamente inusuali per un artista delle nostre parti. Grazie alla collaborazione di Greg Cohen (conosciuto durante un Club Tenco di qualche anno fa), Locasciulli è stato introdotto nel circuito dei musicisti newyorkesi che da anni accompagnano un artista visionario e geniale come Tom Waits: e non è un caso che spesso gli arrangiamenti e le sonorità ricordino quelli del folle cantore newyorkese, e che le fisarmoniche e gli organi riportino direttamente alle atmosfere di "Frankie’s Wild Years". Ma solo così, forse, Locasciulli poteva liberarsi dalla stretta morsa di alcuni luoghi comuni (la scuola romana, l’eredità di De Gregori ecc.) tanto insopportabili quanto obsoleti e limitati: scegliendo (non a caso) uno studio di New York, Locasciulli ha potuto abbandonarsi all’istinto di mostrare al pubblico una faccia diversa, gonfia di arrangiamenti complessi i di sonorità a volte aspre, ma sempre coraggiose e comunque raffinate. Qualcuno storcerà il naso: ma è il destino di chi si espone senza calcolo.

Audio Review - n° 106, Giugno 1991

MIMMO LOCASCIULLI

Tango dietro l’angolo

di Dodi Moscati

Dopo due anni di silenzio, torna Mimmo Locasciulli con "Tango dietro l’angolo", un disco americano, intenso, anticonvenzionale, rumoroso, romantico, sfrontato nei suoni.Tra Brel e Waits, passando attraverso la follia musicale di Greg Cohen, contrabbassista e polistrumentista, (anche coarrangiatore dell’album e coautore di tre brani) da molti anni complice delle notti e delle note bukowskiane del virulento ed alcolico genio di Tom Waits. Ma stranamente Locasciulli è partito per l’America alla ricerca di una sua dimensione, dove infatti gli amori sono ben presenti, ma senza mai invadere il suo campo poetico. Mimmo aveva già lavorato con Cohen nel precedente Lp "Adesso glielo dico" e relativo tour. Poco dopo, il dottore è partito alla volta di New York, con alcuni provini in valigia per andare a trovare Greg e i suoi amici musicisti – performers. E così con loro è nato "Tango dietro l’angolo". Su tutto aleggia l’anima dannata e vagabonda di Mister Small Change, altrimenti detto il rain dog californiano.

Alla formidabile équipe di musicisti statunitensi, si aggiungono alcuni fra i migliori sessionmen italiani come Marco Manusso. La title track non tragga in inganno, di tango neanche a parlarne, piuttosto un sentito omaggio agli chansonniers francesi. Il tango invece, arriva puntuale subito dopo, ed ha per titolo "Avrò diamanti", una delle perle dell’album, dove esplodono la creatività dei musicisti e la migliore vena compositiva di Mimmo, così come "Il giorno più difficile" che ricorda il Tom Waits di "Frank’s Wild Years" o come l’irresistibile tex mex di "Luna vagabonda". Un bel disco davvero, un meritatissimo e premiato viaggio negli States alla ricerca della musica vera, per raccontare la musica vera, quella che non ha niente a che spartire con certa malinconoiata musica d’autore

Ciao 2001- n° 22 - 28 Maggio 1991