La poesia quotidiana di Mimmo Locasciulli

Mimmo Locasciulli

di Ernesto Assante

Piccole Storie, canzoni facili, poesie adolescenti, ricordi e favole, amori e desideri, semplicità e tranquillità: di questo e di poche altre cose, come delle buone melodie, è fatta la musica di Mimmo Locasciulli.

Un prodotto che ha il sapore dell’artigianato, il fascino del disco fatto in casa con pochi e buoni amici, cantando storie romantiche e vere. Ma la semplicità non è tutto, perché questo disco è forse il primo vero e proprio album di Locasciulli per il grande pubblico, che lo ha conosciuto dopo Sanremo e che forse non conosce la lunga carriera musicale di questo cantautore.

Un disco che rafforza lo stile di Locasciulli con arrangiamenti e trame musicali più ricche e colorate, con atmosfere più varie e definite. Un brano su tutti può racchiudere il segno di questa nuova stagione di Locasciulli: "Cara Lucia", in cui la piccola poesia quotidiana si sposa ad una musica che si è fatta grande e completa.

-La Repubblica – 8 Maggio 1985

 

 

MIMMO LOCASCIULLI

MIMMO LOCASCIULLI

PL 70702 - RCA Italiana

Brano migliore: Le cose normali

Giudizio: 7/8.

(R.C.)

 

Il medico abruzzese-romano, pupillo di De Gregori, è andato a Sanremo per augurare Buona fortuna a questo suo quinto LP. Tipico lavoro da cantautore, a denominazione d’origine controllata, con ballate piene di liriche bene assortite, personali ed esistenziali, senza sfoghi, con qualche venatura country oppure swing che arricchisce il colore senza mutarne la tinta. Condotte da un pianoforte pizzicato, le Otto canzoni (compresa Piccola luce, ripresa da un Q-disc dell’80) introducono all’intima malinconia di Mimmo, che appare rassicurante e gradevole per quel suo non estremizzare mai le sensazioni, che racconta poetica ed armoniosa un’ispirazione incisivamente lineare, che vola calda ed avvolgente.

-Alta Fedeltà – n° 5 Maggio 1985

 

 

 

 

MIMMO LOCASCIULLI

Mimmo Locasciulli

(P.G)

Il continuo, pervicace, puntiglioso confronto con Francesco De Gregori dovrebbe, a rigor di logica, pesare come un macigno sulla produzione del bravo Locasciulli: lui, invece, forse per sfida, ti va a pescare uno dei pezzi forti di "Titanic", "Caterina", se ne appropria con disinvoltura, e lo inserisce nel suo nuovo album, peraltro il primo interamente autogestito. Ed ecco spiazzate le malelingue.

"Caterina" non rappresenta l’unico momento familiare. "Mimmo Locasciulli" contiene infatti "Buona fortuna", il delicato pezzo sanremese, e "Piccola luce", recuperato dal Q-disc di cinque anni fa e rinvigorito da un travolgente arrangiamento in simil-ska. Ma è tutto il disco, anche nei suoi episodi inediti, svuotati d’ogni filtro d’ermetismo (semmai riempiti di simbologia quotidiana, e siamo lontani dall’avventuroso De Gregori), a colpire dritto al cuore. Il rimpianto del passato ("Cara Lucia"), la voglia di scappare ("La faccia delle altre persone"), l’incomunicabilità ("Non voglio più") che si risolvono in falso cinismo ("Le cose normali") o in sereno fatalismo ("Sotto il cuscino") son temi cari a chi naviga intorno ai trent’anni ma condivisibili da chi ne è ancora lontano. E la complicità delle musiche, orecchiabili e se vogliamo anche orecchiate, tra fantasie boogie e spessori country, ne rivestono gli umori assecondandone il risultato finale. Molto giusto, per uno che di psicologia se ne intende per professione.

Music - anno 7 n° 67 – Maggio 1985